In un mare di sabbia – “Dune”, la recensione senza spoiler

Finalmente dopo un anno e mezzo di lockdown per la pandemia, i cinema riaprono ed io ho la possibilità di farmi finalmente la mia dose di cinema, dopo così tanta astinenza.

Il film scelto è ovviamente Dune, tenuto sotto tiro da quando lo annunciarono quasi 2 anni fa e la cui uscita è stata rimandata di quasi un anno grazie ad un virus che non è stato capace di farsi i cazzi suoi ed ha voluto essere protagonista delle nostre vite e della nostra attenzione per tutto questo periodo.

Dopo un’astinenza dal cinema così lunga, forse avrei dovuto ricominciare in modo più graduale, scegliendo un filmettino più leggero, tipo Solaris di Tarkovsky.

Perché scrivo questo? Il regista di Dune, Denis Villeneuve, lo conosco per due suoi film precedenti: “Arrival” e “Blade Runner 2049”; in entrambi questi film trovo che il regista abbia fatto un lavoro di scenografia superlativo, visivamente li trovo spettacolari; anche la trama è molto interessante e riflessiva e tuttavia, alla fine dei film, tutto quello che riuscivo a pensare è: “E che due palle!”

Io, dopo aver visto un film di Villeneuve

Prima della visione mi immaginavo quindi il regista con in mano la storia del primo romanzo di Dune, un romanzo molto riflessivo e, a mio avviso, molto difficile da trasferire sulla pellicola cinematografica… a meno che non si voglia ovviamente fare un boiata pazzesca o prendersi delle totali libertà da quello che era il romanzo e discostarsi da esso a piacere. “Ehi, George Lucas, sto parlando di te e del tuo Star Wars”.

Dune, secondo George Lucas. Come direbbe Obi Wan: “Più simile questo al romanzo di Herbert, che non il film di Lynch… da un certo punto di vista”

Tornando al discorso di Dune in mano a Villeneuve, mi aspettavo quindi un film di una noia mortale, dove per poter rimanere sveglio devi farti accompagnare al cinema dal tuo amico Torquemada che sperimenta su di te tutte le peggiori torture che gli possano venire in mente.

Io che mi preparo a non addormentarmi alla visione di un film di Villeneuve

Con questa aspettativa, il giorno della visione mi feci un bel pisolino pomeridiano per eliminare ogni possibile traccia di sonno dalla mia mente, mi sparai due flebo in vena di caffeina e finalmente mi recai al cinema, nei posti VIP (piccola digressione: i posti VIP avevano le sedute sfondate e la pelle dei sedili era tagliata in più punti: ma quella famosissima Maria che grugnisce, muggisce, la smolla al primo che passa, pure al secondo, al terzo e alla squadra di rugby in trasferta in Palestina e va a raccontare al marito che è passato lo Spirito Santo e il figlio che porta in grembo è quindi benedetto!).

Ne sono volate molte, quando ho visto lo stato del mio posto al cinema

E dopo qesta lunga apertura, finalmente arrivo a parlare del film: non so se sia stato per la caffeina, per il pisolino o la seduta della poltrona scomoda, ma il film non l’ho trovato affatto noioso; non fraintendetemi, il film è lungo, ha diverse scene dilungate a dismisura a mio avviso inutilmente (detto da persona che ha letto il romanzo) a scapito a volte di alcuni approfondimenti che si sarebbero potuti fare sui personaggi  o su alcuni aspetti dell’ambientazione: nel complesso è comunque molto godibile, soprattutto per la scenografia che, come suo solito, Villeneuve cura tantissimo ed è veramente spettacolare.

I variegati paesaggi del pianeta Arrakis, comunemente noto come Dune: sabbia, ancora sabbia, nient’altro che sabbia. C’è da ammettere che però il regista Villeneuve è riuscito a renderli meravigliosi (immagine generica di un deserto, non tratta dal film)

Facendo poi un paragone con l’omonimo film di Lynch, Villeneuve sceglie un metodo narrativo che usa pochissimo i dialoghi fuori campo per rappresentare i pensieri del protagonista e questo è un altro aspetto che ho gradito molto di questa rappresentazione cinematografica.

La critica principale che muovo al film però è che, secondo me, è molto più godibile a coloro che hanno letto il romanzo, lasciando infatti alcuni aspetti dell’ambientazione o dei personaggi coerenti con il romanzo di Herbert, ma non spiegati; tra questi elenco:

I mentat: per chi non ha letto il romanzo, nell’ambientazione di Dune le intelligenze artificiali sono bandite a causa del Jihad Butleriano, cioè della rivolta di queste contro gli esseri umani, che è sfociata in una guerra che ha visto gli esseri umani vincitori (per chi stesse pensando a Terminator: Dune è stato scritto da Frank Herbert nel 1965). Dopo questa rivolta, per sopperire alla mancanza di computer, la specie umana ha sviluppato la disciplina mentat che genera, attraverso opportuni addestramenti, uomini che con la propria mente hanno capacità di calcolo, memorizzazione ed elaborazione dei dati analoga a quella dei migliori calcolatori elettronici. Nel film sono ovviamente presenti, li si vede ragionare ed elaborare i dati, ma viene a malapena nominata la parola “mentat” e non viene spiegata la loro ragione di esistenza, così come l’assenza dei computer, quindi una persona che non ha letto il libro, potrebbe trovare incoerente il futuro fantascientifico presentato nel film. Per chi ha letto il libro, potrebbe invece disturbare il fatto che i mentat del film non siano rappresentati con le loro caratteristiche labbra rosse, colorazione che hanno a causa del consumo di succo di Sapho, una bevanda che amplifica le loro capacità di ragionamento;

Piter De Vries, il mentat degli Harkonnen: a sinistra, nella visione di Villeneuve, a destra in quella di Lynch. Il regista Lynch ha replicato nella visione del suo film le tipiche labbra scarlatte dei mentat, rese così dal consumo di succo di Sapho. Stranamente, Villeneuve ha deciso di ignorare quel particolare visivo; non mi disturba, mi sorprende semplicemente che un regista così attento all’aspetto visivo abbia deciso di prendersi una libera licenza su una caratteristica chiaramente descritta e motivata nel romanzo da cui si è ispirato

I combattimenti: nei combattimenti del film, come in quelli del romanzo, si fa un ampio uso di lame, soprattutto coltelli; si vede che vengono utilizzati degli scudi di energia personali e saltuariamente, delle armi spara dardi e in un paio di occasioni, delle armi laser. Nel film però non si spiega il perché si combatte moltissimo all’arma bianca, trascurando altri tipi di armi potenzialmente più efficaci e quindi ad una persona che non ha letto il romanzo potrebbe apparire una scelta scenica, piuttosto che coerente con l’ambientazione.

Duncan Idaho mentre fa macello di avversari, tutti armati di coltelli

La spiego di seguito: nell’universo di Dune, gli scudi di energia sono una protezione molto comune per le persone; questi hanno la caratteristica di deviare qualunque oggetto solido arrivi contro l’utilizzatore oltre una certa velocità: deviano pertanto pugni, proiettili, martellate e coltellate, ma non, ad esempio, le carezze. Per riuscire quindi a colpire e ferire una persona che indossa uno scudo del genere, si usa solitamente il coltello o comunque armi da taglio, così da utilizzarle in difesa per parare i colpi muovendole rapidamente e attaccando con sufficiente lentezza da non avere il proprio colpo deviato dallo scudo. In alternativa ai coltelli, vi sono pistole che sparano dardi sufficientemente lenti da non essere influenzati dallo scudo: il problema è che ovviamente, essendo il dardo lento, sarebbe facile da schivare e di conseguenza sono utilizzate per colpire a distanza bersagli inconsapevoli di essere sotto tiro; quindi sono armi preferite da assassini piuttosto che per combattimenti diretti.

Come sono rappresentati gli scudi personali ad energia, conosciuti anche come scudi di Holtzman, nel film di Villeneuve: un campo di forza che circonda l’intera figura, proteggendola da tutti gli oggetti che arrivano contro il bersaglio oltre una determinata velocità

Rimangono infine i laser, il cui uso è molto limitato in quanto quando un raggio laser colpisce uno scudo, provocherebbe un’esplosione analoga a quella di una bomba atomica e pertanto non morirebbe solo il bersaglio, ma anche il tiratore e tutte le persone attorno. Nel romanzo viene proprio sfruttata questa particolarità degli scudi per creare una trappola esplosiva (banalmente vengono nascosti degli scudi attivi in una zona che si era previsto sarebbe stata presa di mira da dei laser) cosa che non avviene invece nel film; secondo me, introdurre una scena del genere, oltre ad essere spettacolare, avrebbe aggiunto una spiegazione del perché usano armi laser per tagliare porte blindate come fossero burro e non le indirizzano per sortire il medesimo effetto contro i propri avversari;

Gurney Halleck: questo personaggio è interpretato dal bravissimo Josh Brolin: ha un paio di caratteristiche presenti tanto nel film quanto nel romanzo, che sono una cicatrice sul volto e il suo odio smodato per gli Harkonnen. Nel film la cicatrice viene messa subito in evidenza da un’inquadratura alla presentazione del personaggio, tuttavia si perde completamente il vizio che ha Gurney di continuare a toccarsela e percorrere con le dita i solchi della stessa, così come non viene menzionato come se la sia fatta; non sono elementi essenziali per lo svolgimento della trama, ma danno un po’ più di spessore al personaggio: avendo letto il libro, l’inquadratura su quella cicatrice ha aperto il mondo su quel personaggio e l’ho gradito e apprezzato tantissimo, ma mettendomi nei panni di chi non lo ha fatto, potrebbe apparire come uno dei tanti personaggi secondari in cui la cicatrice serve a farlo apparire “un duro”. Avendo scritto in precedenza che, a mio modestissimo parere, vi sono alcune scene inutilmente dilungate, si sarebbe potuto sacrificare un pochino del tempo portato via da essere per dare più spazio e tridimensionalità a personaggi come questo.

Gurney Halleck in tutto il suo splendore, rappresentato dal carismatico Josh Brolin

Vi sono ovviamente molti altri elementi minori, ma questi sono i principali che sono coerenti con il romanzo, ma non sufficientemente spiegati per coloro che sono digiuni di Dune.

In conclusione, il film è molto godibile, visivamente eccezionale, secondo me troppo portato verso coloro che hanno letto il romanzo: il fatto che rappresenti solo la prima metà del libro e che quindi dovremo aspettare almeno un secondo film per sperare di vedere la conclusione della storia, non aiuta di certo la visione verso coloro che non conoscono l’universo e le vicende dei romanzi di Dune: questo non significa che non possano apprezzarlo, ma di certo aprirà loro un sacco di domande e interrogativi che sono lasciati in sospeso.

Marvel Cinematic Universe [Recensione]

[attenzione! alto contenuto di spoiler]

Il Marvel Cinematic Universe è una cagata pazzesca!

I 92 minuti di applausi mi sa che me li dovrò fare da solo, sempre che mi rimangano almeno 92 minuti di vita, dopo un’affermazione così forte.
Ma partiamo dal principio, del perchè ho un’opinione così impopolare verso una serie di film che sta facendo record di incassi in tutto il mondo.
I film che narrano le vicende dei supereroi Marvel, li possiamo dividere in 2 categorie: quelli che presentano il supereroe e quelli che portano avanti una storia che coinvolge tutti quanti gli eroi; vi sono ovviamente delle eccezioni ma sono rare (es: “Iron Man 3”, “Captain America: Winter Soldier”), solitamente allo scopo di dare una maggior introspezione ai personaggi e, ovviamente, sbancare il botteghino.

I film che presentano il supereroe, seguono generalmente un filone di trama molto simile:

  • Introduzione al personaggio ed ai suoi “poteri”;
  • Mentre il protagonista impara a conoscere/sviluppa i propri poteri, incontra un “ostacolo”, scopre qualcosa di collaterale e pericoloso su di essi;
  • Il nemico ha poteri analoghi a quelli del protagonista;
  • Durante lo scontro finale, l’”ostacolo” incontrato precedentemente nel film aiuta il protagonista ad avere la meglio sulla propria nemesi.

Un’altra caratteristica che hanno questi film, è che il potere del supereroe sembra essere l’unico potere utile nell’universo, o comunque l’unico che meriti attenzione (in breve, gli altri personaggi degli altri film non vengono quasi mai presi in considerazione se non per dei cameo o dei teaser per il prossimo film).
In breve, questi film sono molto ben fatti, con una buona dose di azione, battute gradevoli, un ritmo che cattura l’attenzione dello spettatore e visivamente molto ben curati; il problema è che tra di loro tendono ad essere ripetitivi e a riproporre le medesime situazioni per cui, dopo averne visti diversi, ammetto che hanno iniziato a suscitarmi noia.

I film che portano avanti una storia e che coinvolgono più di uno o tutti i personaggi presentati nei film che ho catalogato precedentemente (più altri personaggi “secondari” che non hanno avuto, ancora, un film tutto per loro) invece… sono l’apoteosi della stupidità.
Ma facciamo un passo indietro (così mi allontano dalla sorgente di pugni che stanno per arrivarmi e magari ne schivo qualcuno): io amo il fantastico; che sia fantasy, con magie, miti e creature leggendarie, fantascienza in tutte le sue forme, dal “What if…” al cyberpunk alla space opera… eroi, supereroi, soprannaturale… io amo tutto questo; e amo anche i mischioni, il prodotto di orge improbabili tra tutti questi generi.

Il posto migliore dove mischiare i generi

Una cosa importantissima da tenere in considerazione quando si genera un universo fantastico però è che, direttamente o indirettamente, se ne crea anche una logica, una fisica propria di tale realtà fantastica; è importante perché il mondo di fantasia generato funzioni e non diventi una stupidata, mantenersi coerenti alle “leggi” che governano tale universo.

La Grande A’Tuin, la tartaruga che porta sul proprio dorso il Mondo Disco; universo di fantasia perfettamente coerente ideato dallo scrittore Terry Pratchett

E’ su quest’ultimo punto appena esposto, che tutto l’universo Marvel cinematografico crolla e mi delude.
Anzitutto, i poteri degli Avengers sono come i flussi protonici dei Ghostbusters: non vanno mai incrociati.

Come direbbe il buon Egon Spengler: “Mai incrociare i poteri… pardon, i flussi”

In “Captain America: The First Avenger” vediamo il padre di Tony Stark realizzare lo scudo in vibranio di Captain America; in “Avengers: Age of Ultron” invece Tony Stark dimostra di sapere dove potersi procurare il vibranio. Unendo queste due informazioni, sappiamo quindi che Tony Stark conosce sia la tecnologia per lavorare il vibranio, sia parte delle sue caratteristiche, sia dove e come procurarselo: perché nelle innumerevoli armature che si è realizzato, non ve ne è nemmeno mezza che utilizzi gadget in vibranio?
Stessa cosa dicasi di Black Panther, re del paese col popolo Superlativamente Imbecille (altresì noto come Wakanda): costoro hanno tonnellate di vibranio, sanno come lavorarlo, realizzano astronavi e hanno una tecnologia di secoli avanti rispetto a quella odierna, ma l’armatura di Black Panther sia mai che abbia qualche gadget tecnologico utile incorporato (tipo i propulsori o i repulsori di Iron Man); inoltre il popolo Superlativamente Imbecille, quando entra in battaglia e combatte (cosa che lo si vede tanto nel film “Black Panther” quanto nei film “Avengers: Infinity War” e “Avengers: Endgame”), lo fa utilizzando LANCE E SCUDI! Ecco perché li considero imbecillissimi.

L’esercito del Wakanda, pronto ad entrare in battaglia contro mostri alieni, armi al plasma e astronavi

Arriviamo poi all’unione di due dei più grandi cervelloni dell’universo Marvel: Tony Stark e Bruce Banner; costoro sono molto intelligenti, quindi giustamente concepiscono una delle armature più potenti di Iron Man, il cui scopo è… prendere a sberle il proprio compagno degli Avengers, Hulk. Non la utilizzano al posto di Hulk, dato che tale personaggio è poco controllabile e genera molti danni collaterali: noooo, la usano per prendere a sberle Hulk; e Tony Stark la usa SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per quello scopo!

L’Hulkbuster che si scambia una simpatica scazzottata con il proprio compagno Hulk, mentre la nemesi del momento si fa bellamente i fatti propri

Bruce Banner, in “Avengers: Infinity War” ha un incredibile lampo di genio e la utilizza al posto di Hulk. In effetti, se queste sono tra le menti più geniali dell’universo Marvel, non mi stupisce perchè in Wakanda, pur avendo delle astronavi, preferiscano andare a combattere con lance e scudi.
Ci sono poi le incongruenze di poteri, in uno dei pochissimi casi di incrocio dei flussi (o dei poteri): in “Thor: Ragnarok” la nostra bionda divinità perde il martello, distrutto dalla sorella Hela; affranto, ha una visione di suo padre a cui confida che senza il martello è privo dei suoi poteri: Odino gli risponde domandandogli se Thor sia il dio dei martelli e gli spiega che in realtà il potere dei fulmini è insito in Thor e che il martello è solo un mezzo che gli permette di focalizzare e controllare tali poteri. Perchè allora Captain America inizia a tirare fulmini quando impugna il Mjolnir in “Avengers: Endgame”?

Captain America fa il cosplay di Thor

In entrambi gli ultimi film degli Avengers (Avengers: Infinity War” e “Avengers: Endgame”) Bucky Barnes, alias The Winter Soldier, dà una mano ai protagonisti entrando anch’egli in battaglia a uccidere i mostri nemici; lo fa utilizzando un comunissimo fucile d’assalto militare. Ma se le normali armi in dotazione all’esercito sono efficaci contro questi mostri, perchè qualche divisione dell’esercito, della marina e dell’aeronautica non sono mai intervenuti (soprattutto nella battaglia finale di “Avengers: Endgame”) a dare man forte ai vendicatori della Terra? Dopotutto, un’astronave che compare dal nulla ed inizia a sparare contro un’installazione paramilitare, non è che lasci molti dubbi circa lo scopo del suo arrivo.

Bucky Barnes spiega agli altri Avengers che sono degli egocentrici del cetriolo, dimostrando che un buon fucile d’assalto è altrettanto efficace contro gli invasori alieni e che un aiutino da parte dell’esercito non sarebbe stato male

I militari invece decidono di intervenire solo in “The Avengers”, dando il loro prezioso contributo lanciando un missile nucleare su New York: GENIALE! Ah, già, dimenticavo che i due più grandi cervelloni dell’universo hanno creato una delle armi più potenti al solo scopo di mollare schiaffoni al proprio alleato, che tra l’altro è pure l’alter ego di uno di questi cervelloni e pertanto pure masochista.

Inizio quindi a domandarmi perchè Thanos volesse dimezzare la popolazione dell’universo facendo tutto quel casino con le Gemme dell’Infinito: gli sarebbe bastato presentarsi agli Avengers dicendo: “Piacere, sono un super cattivone e voglio fare tanto male” e questi si sarebbero massacrati da soli tra di loro, mentre l’esercito avrebbe eradicato l’umanità a suon di missili nucleari. E questa è la popolazione terrestre, l’unica a cui, stando ai film Marvel, sia fregato qualcosa dello sterminio operato da Thanos, perchè il resto dell’universo se ne è bellamente sfrangiato la ciolla; a quel punto a Thanos sarebbe bastato farsi un paio di giretti su un altro paio di pianeti, dire un paio di cazzate, ed ecco risolto il problema della sovrapopolazione nell’intero universo; altro che Gemme dell’Infinito e minchiate varie.

C’è poi anche da paragonare la potenza dei vari supereroi membri degli Avengers: da un lato abbiamo persone assolutamente normali a parte l’essere delle spie/soldati incredibilmente portate e perfettamente addestrate, come Black Widow e Hawkeye, che combattono la prima con un paio di pistole e qualche gadget fantascientifico sciropposo ma non particolarmente degno di nota, in termini di potenza (non paragonabile all’armatura di Iron Man, per intenderci), quali dei taser e dei mini arpioni con cavo e verricello alla Batman, mentre il secondo con arco, frecce ed una spada (manco di vibranio: se fosse wakandiano, riuscirebbe ad essere lo scemo del villaggio); dall’altro lato della medesima squadra, abbiamo un dio che è in grado di prendersi in fronte un’intera stella e uscirne con qualche contusione ed una prognosi di 30 secondi (Thor nel il film “Avengers: Infinity War”; ok, la stella non l’ha presa proprio in fronte: l’ha presa nel didietro, ma poi le battute si sprecano e l’immagine in sé non è che sia proprio bellissima).

Vegeta commenta la potenza di Thor
Thor mentre si prende un’intera stella nel popò

Insomma, stiamo parlando di una squadra di combattenti (gli Avangers) che ha nel suo organico elementi nemmeno paragonabili tra di loro, di ordini di potenza completamente differenti: un po’ come se volessimo misurare le dimensioni di un quark in Unità Astronomiche. Che supporto potrebbero mai portare persone come Black Widow e Hawkeye in una squadra del genere? Soprattutto il secondo, che non si può nemmeno provare a buttarla su intelligenza, intuito ed inventiva, dato che riesce ad essere più scemo del popolo più scemo di questo universo di scemi (ricordo sempre che uno dei più grandi geni di questo universo ha contribuito a progettare e costruire una delle armature più potenti di Iron Man al solo scopo di farsi prendere a schiaffi).

Vabbè, però Black Widow, interpretata da Scarlett Johansson ha sempre il suo perchè, quindi lei l’accettiamo

Ma parliamo anche di questa umanità sterminata, della popolazione di altri pianeti e galassie in “Avengers: Infinity War”; gli Avengers, negli ultimi due film a loro dedicati, combattono contro Thanos per salvare tutte queste creature, che però sono una presenza totalmente astratta; abbiamo visto tanto nei vari film di Thor, quanto nei due Guardians of the Galaxy, che esistono molte altre civiltà, anche molto tecnologicamente avanzate; nessuna di queste, si preoccupa minimamente di quanto sia successo o di rimediare a ciò: vi è solo un vago accenno nelle parole di Captain Marvel, in “Avengers: Endgame”, che usa la scusa che la popolazione terreste non è stata l’unica colpita dallo schiocco di dita di Thanos per levarsi dalle scatole e comparire magicamente durante la battaglia finale, senza alcuna motivazione per essere lì, per tirare la sua dovuta dose di sberle (che altrimenti sia mai, il pubblico femminista potrebbe indignarsi).

In breve, l’universo per la Marvel è come se non esistesse; ci sono solo gli Avengers, e l’umanità ed altre civiltà su altri pianeti che sono come entità astratte; possiamo pertanto riassumere i film degli Avengers come una riunione condominiale finita a ceffoni molto spettacolari e ad alto budget (per la realizzazione delle scene). La salvezza dell’universo è solo un pretesto per spendere milioni di dollari in effetti speciali per qualche sberla molto colorata: il fatto che venga affermato che l’universo sia in pericolo NON rende il tutto più epico, ma solo più stupido, se poi quel resto dell’universo è pressochè inesistente.

Thanos con il suo esercito, tutti pronti a combattere all’arma bianca, nonostante le armi ipertecnologiche di cui dispongono; quanto ci metterà a distruggere la Terra a picconate?

Tra l’altro, il minacciare di distruggere un pianeta, come fa Thanos in “Avengers: Endgame” e poi mettere in campo una serie di bestie che tirano ruggiti e zampate, fa solo ridere, dato che sono ben lontani dall’essere una minaccia per un pianeta, per quanto brutte tali bestie possano essere; la Morte Nera nella saga di Star Wars era una minaccia per un pianeta: l’abbiamo vista distruggere Alderaan con il suo cannone; non lo è sicuramente una bestia alta due metri che sa solo sbavare, ruggire e tirare pugni.

La Morte Nera in un tutorial su come si distruggono i pianeti

Il tormentone del dominare o distruggere pianeti utilizzando solo armi bianche è un tema piuttosto ricorrente nell’universo Marvel, dato che lo si vede anche nei primi due film dedicati a Thor (“Thor” e “Thor: The Dark World”), dove appunto il nostro divino biondo va in giro per l’universo con la sua squadra a esportare democrazia… ehm riportare ordine e legge, a suon di colpi di martello, mentre i suoi compari asgardiani utilizzano spade, scudi, mazze, archi e frecce contro avversari equipaggiati allo stesso modo; interi pianeti, ripeto INTERI PIANETI liberati, sottomessi o riportati all’ordine, a suon di mazzate: è semplicemente ridicolo, da qualunque punto di vista lo si guardi.

Thor mentre combatte con la sua squadra per portare democrazia su di un pianeta (da “Thor: The Dark World”)
L’arma definitiva per distruggere pianeti nell’universo Marvel: il piccone!

A questo punto, decisamente meglio le scazzottate di “Altrimenti ci Arrabbiamo!”, il cui pretesto è una più semplice dune buggy rossa con cappottino giallo: certo, altri tempi, altro budget, altri effetti speciali, ma più coerenza e più senso.

L’unica ottima ragione per lasciarsi andare ad una scazzottata epica
Niente fronzoli colorati, ma il divertimento non manca
Un’epica battaglia

Diventare un supereroe grazie alla cover del cellulare

Un gesto apparentemente banale e comune mi ha catapultato in una dimensione completamente differente, finora vista solo nell’universo fantastico dei fumetti.

panties-PhoneMa procediamo con ordine: possedevo un’anonima ma elegante cover per cellulare a libro; dopo soli 3 mesi di utilizzo, hanno cominciato a vedersi i primi evidenti segni di usura. Ho deciso così di cercarne un’altra magari più semplice ma più durevole, tipo quelle in silicone.

Spulciando su un noto sito di acquisti online, mi sono imbattuto in questa cover piuttosto accattivante, che prometteva un’ottima protezione al telefono; il design è un po’ grezzo, proprio come piace a me, quindi decisi di acquistarla e di fare una prova.

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La cover appena uscita dalle fabbriche della Waggonfabrik Wegmann; se fossimo nella Germania nazista, questa cover sarebbe definita una Wunderwaffe

Appena arrivata mi ritrovai le capacità mentali sotto test (evidentemente per essere un supereroe non è sufficiente essere forti o ben equipaggiati, bisogna anche essere scaltri dopotutto da grandi poteri derivano grandi responsabilità): la cover infatti è chiusa con 6 viti; la chiave a brugola per tali viti è inclusa nella confezione, ma sigillata all’interno della cover stessa.
Superato il primo ostacolo con una chiave a brugola che tengo per i lavoretti di casa, noto che la cover ha uno chassis in lega di duranio e vibranio, con ammortizzatori inerziali disposti tutt’intorno all’alloggiamento per il telefono. Procedo quindi all’inserimento del cellulare nel proprio alloggiamento e sigillo la struttura.

Cover2

Dettaglio della struttura con tutti i suoi componenti

Cover4 Cover3Le due settimane successive le ho passate in palestra ad allenarmi, poichè il peso complessivo della cover con il telefono mi impediva di riuscire a sollevarlo; dopo l’intenso allenamento sono finalmente riuscito a sviluppare una forza tale da permettermi l’utilizzo dello strumento.

Giulivo e contento di poter finalmente mostrare al mondo il mio nuovo acquisto, mi infilo il telefono nella tasca dei pantaloni provocando la trasformazione del mio costume da supereroe: come superman infatti mostra fieramente le proprie mutande sopra i pantaloni, io mi sono ritrovato le mie di mutante esposte al pubblico, poichè a causa del peso dell’arnese i pantaloni mi erano scivolati alle caviglie.

A destra il noto supereroe, a sinistra io che cerco di imitare involontariamente il suo costume

A destra il noto supereroe, a sinistra io che cerco di imitare involontariamente il suo costume

Graffettati i pantaloni alla vita, finalmente esco in strada; durante l’attraversamento di una di esse, noto l’autista di un autoarticolato distrarsi e minacciare di investire me ed altri passanti: istintivamente lancio contro il mezzo il primo oggetto che ho tra le mani, che risulta essere proprio il cellulare. La corazza polarizzata della cover consente al telefono di perforare facilmente il radiatore del trattore stradale piantandosi nel centro del blocco motore, provocandone così la completa rottura ed il conseguente arresto immediato del veicolo, impedendo quindi che qualcuno potesse essere investito dal mezzo.
Recuperato il telefono dai rottami, noto con piacere che la cover non ha subito il minimo graffio dall’impatto appena subito.

Il telefono no, ma questo è ciò che è successo alla motrice del camion a causa dell'impatto

Il telefono no, ma questo è ciò che è successo alla motrice del camion a causa dell’impatto

.. e la mia mente inizia a fantasticare con visioni di me protetto dalla cover utilizzata come fosse uno scudo così da difendermi dai proiettili sparati da incauti criminali che a breve saranno messi fuori combattimento da un colpo di cellulare sulla faccia.

L'ultimo capoverso è una menzogna: in realtà fantasticavo su questo

L’ultimo capoverso è una menzogna: in realtà fantasticavo su questo

..comunque un paio di mutande così dovrei comprarmele, almeno darei un senso alla cover acquistata

..comunque un paio di mutande così dovrei comprarmele, almeno darei un senso alla cover acquistata

 

Per chi fosse interessato a visionare l’articolo, un paio di link per i più comuni cellulari del  momento:

Samsung Galaxy S7

iPhone 6 Plus

Huawei Mate 8

LG G3

Sony Xperia Z3

HTC One A9

Deadpool [recensione]

locandina Deadpool

Wade Wilson è un ex-combattente congedato con disonore, che si guadagna da vivere come mercenario, accettando anche gli incarichi più ridicoli quali lo spaventare adolescenti stalker di proprie coetanee.
Quando gli viene diagnosticato un tumore in metastasi che gli avrebbe lasciato poco da vivere, decide di sottoporsi ad un esperimento per diventare un mutante, così da poter acquisire la facoltà di autoguarirsi dalla propria malattia; la ragione che lo spinge a questa scelta è il non dover far soffrire la propria amata nel vederlo spegnersi lentamente accanto a lei.. e questo è l’unico gesto altruista dell’intero film.
Tutto il resto del film è un susseguirsi di scene di violenza, battute volgari e a sfondo sessuale e autoironia sugli autori e la produzione del film; viene continuamente sfondata la quarta dimensione ed il protagonista parla spesso con gli spettatori, criticando anche la scarsità del budget fornito per la realizzazione del film che gli impone di limitare la presenza a due soli X-Men, o lamentandosi della scarsa capacità recitativa di Ryan Reynolds (che tra parentesi è lui stesso attore protagonista e principale produttore).

Ryan-Reynolds as Wade Wilson

Ryan Reynolds nei panni di Wade Wilson, prima del trattamento che gli avrebbe conferito i superpoteri

Le motivazioni che spingono il protagonista del film a combinare tutti i disastri che si vedono sono il costringere chi lo ha sottoposto all’esperimento a ridargli l’aspetto originale, ora deformato come effetto collaterale delle capacità acquisite, e vendicarsi dell’essere diventato così mostruoso.

Wade deformato

Tutto il fascino di Wade Wilson, una volta acquisiti i superpoteri

Il film è assolutamente riuscito: ricalca perfettamente il personaggio tratto dal fumetto, diverte e strappa continue risate senza mai scadere nella noia o nella ripetività. Si discosta completamente da tutti gli altri film della Marvel realizzati finora e rilancia il personaggio di Deadpool per ciò che è nel fumetto, dopo la mostruosa storpiatura che esso ha dovuto subire nel film “Wolverine: Le Origini”.

[Nota di CMDR Wolf974: grazie a Lt Dino per la compagnia nella visione del film. Direi che ci siamo fatti un bel po’ di risate nel vederlo… Anche a mio parere uno dei film più azzeccati degli ultimi anni (ma resta un prodotto dedicato soprattutto ai nerd di sesso maschile per quanto lui sia così pansessuale!), finalmente un Anti-Eroe che si rispetti! Tuttavia qualche pecca per me resta…: 1. nel doppiaggio italiano del personaggio di Deadpool, forse gli è stata data una voce un po troppo pulita e giovanile (per non dire bimbominkiosa!) e 2. il finale forse un po’ troppo romantico e scontato stona col resto del film così “normalmente” fuori dalle righe… Infine, considerato il solito finale aggiuntivo dopo i titoli di coda (fantastici quanto quelli di inizio film) non possiamo che aspettarci un seguito…]

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A sinistra il personaggio di Deadpool tratto dall’omonimo film, a destra la versione del film “Wolverine: Le Origini”

Un paio di curiosità sul film: la produzione è stata voluta da Ryan Reynolds, che per riuscire a racimolare altri investitori (e probabilmente anche il consenso della Marvel alla realizzazione del film) ha postato sui vari social network delle sue foto con l’abito di scena, scatenando il visibilio dei fan e dimostrando così che sarebbe potuto essere un film di successo, molto benvoluto dagli spettatori.. E a giudicare dalle cifre degli incassi che sta avendo, le previsioni di Ryan sono state decisamente azzeccate: pare infatti che sia vicino ad aver guadagnato 500 milioni di dollari solo negli Stati Uniti, rischiando di superare gli incassi di “Captain America: Winter Soldier” e “X-Men: Giorni di un Futuro Passato”.

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Una delle diverse foto postate sui social network da Ryan Reynolds per promuovere il proprio film

Motori a Impulso

Se siete fanatici di Star Trek, il titolo di questo articolo vi ha già acceso una lampadina!
I motori a impulso sono infatti i propulsori utilizzati dalle navi di Star Trek per spostamenti a velocità subluce, quindi per muoversi all’interno di sistemi solari, per entrare nelle orbite dei pianeti o per attraccare nelle stazioni spaziali, ma anche per manovrare la nave in combattimento.

USS-Enterprise-Impulse-EnginesIl loro principio di funzionamento è su base Newtoniana: per dirla in modo meno aulico, se ad un’azione corrisponde una reazione uguale e contraria, spingendo qualcosa (che chiameremo massa di reazione) in una determinata direzione, saremo sospinti nella direzione opposta; tanto maggiore sarà la spinta che daremo o tanto maggiore sarà la massa che spingeremo, tanto maggiore sarà la propulsione che ne ricaveremo.
Sul medesimo principio, si basano le attuali propulsioni degli aerei o dei natanti: l’elica o il turbogetto spingono l’aria o l’acqua (che fungeranno quindi da massa di reazione) verso la poppa del veicolo, generando così una spinta in avanti.
Nello spazio le cose funzionano un pochino meno bene poichè essendo vuoto, la massa di reazione deve essere caricata a bordo del veicolo, altrimenti non si avrebbe nulla da spostare per generare la spinta.
Attualmente il tipo di propulsione più utilizzata nello spazio è quella a razzo, o motore a reazione: una reazione chimica molto potente tra combustibile e comburente (questo secondo è l’ossigeno) genera l’espansione dei gas di combustione in modo molto rapido: questi vengono espulsi dagli ugelli in modo da generare la spinta del veicolo.

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Gli impressionanti razzi del Saturn V con Wernher Von Braun

Attualmente sta venendo sperimentata con sucesso la propulsione ionica: molto meno potente rispetto al tipo di propulsione a razzo ma molto più efficiente. La massa di reazione è fornita da un gas ionizzato (cioè caricato elettricamente) e la spinta viene generata quindi tramite una carica elettrica, o per essere più precisi attraverso una carica elettromagnetica o elettrostatica, a seconda del tipo di propulsore.

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Un propulsore ionico durante un test

Il difetto di questi propulsori è che necessitano quindi di una quantità non trascurabile di energia elettrica; nei satelliti o nelle stazioni spaziali in orbita attorno alla Terra, questa viene fornita direttamente dal Sole, sttraverso dei pannelli solari; il problema dell’energia lo si ha quindi per quanto concerne le sonde che vengono inviate verso i margini del Sistema Solare, troppo lontane dal Sole per beneficiare delle sue emissioni e che pertanto devono montare un generatore di energia a bordo.

International_Space_Station

Una suggestiva immagine della Stazione Spaziale Internazionale (I.S.S.) e dei suoi immensi pannelli solari

Torniamo quindi a bordo dell’Enterprise e scopriamo come generano l’energia per far funzionare i propri motori a impulso: troviamo che le navi dell’universo di Star Trek montano un reattore a fusione nucleare per far funzionare tali propulsori.
Finalmente giungiamo alla notizia che mi ha ispirato nella stesura di questo articolo: il 10 dicembre del 2015, presso l’istituto Max Plank a Greifswald in Germania è stato avviato il Wendelstein 7-X, il più grosso stellarator al mondo, la cui costruzione è terminata ad ottobre del medesimo anno; il 3 di febbraio di questo anno si è riusciti ad avviare e contenere il plasma di fusione dell’idrogeno, generato da un impulso di microonde di 2MW, che ha raggiunto la temperatura di 80 milioni di gradi Kelvin ed è stato mantenuto per 1/4 di secondo. Con questo esperimento si è avviata la prima fase operativa il cui scopo sarà di riuscire a contenere la fusione dell’idrogeno per un periodo continuativo di 30 minuti.

wendelstein in costruzione

Il Wendelstein 7-X durante la sua costruzione, nel 2011

L’applicazione di un simile generatore per fini spaziali è decisamente lontana, a causa delle ingenti dimensioni dei reattori a fusione e dell’impianto di raffreddamento che necessita, tuttavia un altro importante passo verso ciò che qualche anno fa era considerata fantascienza è stato fatto.

Il libro è meglio!

Il libro è meglio!

.. tipica espressione che proferisce colui che termina la visione di un film tratto da un romanzo che ha già letto; chi è come me, a tale frase fa seguire un trituramento di gonadi per tutti coloro che sono a portata di voce (io generalmente mi aiuto con un megafono) spiegando per filo e per segno tutte le differenze tra il film ed il romanzo da cui è stato ispirato. Una volta, in assenza di persone, mi sono accontentato del gatto dei vicini che ho costretto ad ascoltare il mio monologo di 244 minuti sul film Sfera, tratto dall’omonimo romanzo di Crichton (per chi non lo sapesse, film e romanzo in questione differiscono l’uno dall’altro per due soli, insignificanti dettagli): preciso che mi sono interrotto nell’esporre le mie argomentazioni solo perchè bloccato da due nerboruti volontari della Protezione Animali, che mi hanno sedato a suon di sprangate sulle gengive al fine di salvare un povero gatto che si porta dietro i segni indelebili di quell’esperienza.

Il gatto dei vicini, dopo avermi dovuto ascoltare

Il gatto dei vicini, dopo avermi dovuto ascoltare

Durante il periodo di detenzione ho riflettuto (sono più stato costretto a farlo) sul perchè, salvo eccezioni, i film differiscano molto dalla storia cartacea da cui sono ispirati, ma..

COLPO DI SCENA

.. non è questo l’argomento di cui parlerò in questo articolo, bensì un suo derivato, cioè: è possibile apprezzare maggiormente un film ispirato da un romanzo da cui differisce in modo consistente, proprio perchè si è letta la fonte di ispirazione?

Ebbene sì, mi sono accorto di aver gradito di più alcuni film, proprio perchè avevo letto il romanzo da cui essi erano stati tratti; in questo articolo ne analizzerò quattro come esempio (tutti ovviamente di fantascienza, sia per la natura del blog, sia perchè sono la mia passione):

– film: STARSHIP TROOPERS; romanzo: FANTERIA DELLO SPAZIO

Starship_Troopers_-_movie_poster

Il film è un mediocre lungometraggio d’azione, che narra la storia di Johnny Rico che si arruola nel fantomatico corpo dell’esercito e combatte contro degli insetti alieni; il romanzo è invece più incentrato a muovere una critica alla società americana, descrivendo la società del futuro attraverso la vita del protagonista, che si arruola e decide di proseguire la carriera militare nella Fanteria Mobile. Avendo letto il romanzo, diviene più evidente la società in cui si muovono i personaggi del film, che viene perfettamente rispettata e per cui il libro diviene complementare al film, una sorta di approfondimento su ciò; inoltre la critica alla società americana viene mantenuta e personalizzata dal regista Paul Verhoeven ed anch’essa risaltata dalla lettura del romanzo a cui fa riferimento il film. Sia nel romanzo che nel film, all’inizio il protagonista non condivide gli ideali della società di cui fa parte, ma crescendo a livello personale all’interno della Fanteria Mobile impara a capirla ed apprezzarla.
[CMDR Nijal: action movie sicuramente apprezzabile, bello denso di testosterone. E in più non dimentichiamoci che c’è lei.. Denise Richards.]
Denise-Richards-Kiss

 

– film e romanzo: IO SONO LEGGENDA

Io sono leggenda

Un virus trasforma gli esseri umani in vampiri; Neville, il personaggio protagonista, si ritrova ad essere l’unico superstite dell’epidemia. Questa a grandi linee la trama tanto del romanzo quanto del film, ma le accomunanze terminano qui: il protagonista del romanzo addirittura è praticamente l’opposto rispetto a quello del film, a cominciare dall’aspetto fisico (uno è biondo con gli occhi azzurri, l’altro è nero) e procedendo col carattere, la metodicità con cui affrontano la quotidianità e concludendo con la cultura accademica.

Robert Neville: biondo, occhi azzurri.. vabbè come non detto

Robert Neville: biondo, occhi azzurri.. vabbè come non detto

Completamente assenti nel libro, ma estremamente apprezzate nel film, sono le scene in cui il protagonista si costruisce una vita sociale utilizzando dei manichini per simulare la vita quotidiana con altre persone, che lasciano trasparire l’umanità del personaggio ed il disagio che vive nella situazione in cui si trova, mentre porta avanti il suo obiettivo di trovare una cura per il virus nonostante il grande sacrificio che esso gli impone. Per quanto romanzo e film siano estremamente differenti, molto apprezzati nel film sono dei dettagli che richiamano ed omaggiano il libro:
– mentre il protagonista è in casa, si sentono di sottofondo dei brani di musica classica: sono i medesimi citati nel libro, che il protagonista del romanzo ascolta la notte a tutto volume al fine di coprire le grida dei vampiri che assediano la sua dimora;
– nonostante non si veda bere il protagonista del film, in alcune scene si può notare la presenza di una bottiglia di whiskey: questo perchè il protagonista del romanzo è solito ubriacarsi nei periodi di depressione;
– nel film, mentre il protagonista studia una vampira che ha catturato per testare la cura che sta sviluppando, ci si ritrova ad osservare la scena da un’angolatura insolita, che mette in primo piano il seno della vampira: nonostante il corpo della vampira sia coperto da una maglietta, quindi non si scorgono nudità, la scena appare in qualcue modo “perversa”;

Neville fa il porcello con il soggetto sotto analisi

Neville fa il porcello con il soggetto sotto analisi

nel libro, il protagonista cattura diversi soggetti per studiarli, tutti di sesso femminile e in tutti si sofferma a rimirarne il corpo con desiderio, per poi farsi dei discorsi da solo sulla moralità di ciò che sta facendo e dandosi del pervertito da solo; trovo meraviglioso come una singola scena del film riesca a rappresentare perfettamente questo aspetto, che diviene ovviamente lampante se si è letto il romanzo.

– film: BLADE RUNNER; romanzo: Ma gli Androidi Sognano Pecore Elettriche?

Blade_Runner_poster

Un bellissimo film, la cui trama è prevalentemente incentrata sul protagonista Deckard, un ex-cacciatore di replicanti che viene ingaggiato per ritirarne sei che sono fuggiti dalle colonie extra-mondo, concludendosi [SPOILER] col dubbio che il protagonista possa essere anch’esso un replicante [FINE SPOILER]. Meravigliose le ambientazioni, con la luce del sole perennemente oscurata e la pioggia che cade incessantemente, che il romanzo ci spiega essere il risultato delle guerre nucleari degli anni precedenti che hanno definitivamente rovinato la Terra, oscurando il sole con le polveri radioattive che cadono costantemente sulla superficie come piogge acide, provocando l’estinzione di quasi tutte le specie viventi del pianeta. I più abbienti sono emigrati nelle colonie extra-mondo, altri pianeti colonizzati: di questi fatti il film ci informa attraverso la pubblicità presente nei video proiettati in giro per le strade, sulle facciate dei palazzi. Ruolo molto importante lo ricopre il Voight-Kampff, un test utilizzato per riconoscere i replicanti dagli esseri umani, misurando la risposta emotiva del soggetto sotto esame; proprio l’emotività diviene il fulcro attorno a cui ruotano gran parte delle tematiche del romanzo, per cui i personaggi dell’ambientazione cercano in tutti i modi, anche arrivando ad indebitarsi, di possedere animali (solitamente replicanti, a causa dell’estinzione di quasi tutte le specie animali) e da cui scaturisce poi il titolo del romanzo che interroga il lettore sull’emotività che potrebbe avere un essere artificiale quale un androide e conseguentemente sulla natura dell’essere umano in quanto essere pensante e dotato di emozioni. Questa tematica è rappresentata dal film seppur in modo più superficiale, ma in perfetta armonia con lo stile del libro.

[CMDR Wolf974: hai citato uno dei miei film preferiti in assoluto: è anche grazie a questo film che amo la Fantascienza! Film che non può mancare nella propria cineteca! Appena sarà possibile ci ripromettiamo di dargli maggior spazio in un articolo tutto suo. Anche se forse nemmeno un saggio dedicato basterebbe…]

– film: BRAZIL; romanzo: 1984

Brazil poster

Il film Brazil non è realmente tratto dal romanzo scritto da Orwell: da esso differisce per tutto, dai personaggi alle vicende; con il romanzo però condivide parte dell’ambientazione, in cui la società opprime e denatura i propri cittadini privandoli proprio della loro umanità, utilizzandoli come fossero componenti sostituibili di un macchinario: coloro che non si conformano a questo sistema vengono inesorabilmente e spietatamente eliminati. Il film è grottesco e, nonostante la sua drammaticità, riesce a divertire e strappare delle risate, mentre mostra una società dove la burocrazia fa da padrona e soffoca le persone (in una scena molto simbolica ciò avviene anche letteralmente). La caricatura con la nostra società dove diviene importante la carriera lavorativa, l’aspetto fisico e l’atteggiarsi andando in luoghi e ricevimenti “in” è lampante; salvo pochissimi “outsiders” le persone scelgono di uniformarsi a questo stile di vita e coloro che non lo fanno, inevitabilmente spariscono: i protagonisti sia del film che del romanzo lottano e cercano di ribellarsi al sistema (non sono eroi d’azione, non lo fanno quindi in modo violento) e questo aspetto accomuna sia la storia cartacea che quella su celluloide.

al chirurgo plastico per un intervento di lifting al viso per apparire più giovane.. da innamorarsene

al chirurgo plastico per un intervento di lifting al viso per apparire più giovane.. da innamorarsene

Ciò che rende ancora più bello il film è il finale che, a seconda che si sia letto o meno il romanzo 1984, viene interpretato come lieto oppure come drammatico. Il mio suggerimento, nel caso non abbiate ancora nè visto il film nè letto il romanzo, è quindi quello di guardarsi il film, leggersi il romanzo e quindi rivedersi il film e meravigliarsi di come l’interpetazione del finale possa essere radicalmente opposta.

Concludo quindi augurandovi una buona visione ed una buona lettura e auspicandomi che abbiate apprezzato l’invito a vedere film e romanzi come complementari tra loro, per apprezzarli e goderseli di più.

Jupiter Ascending [Recensione]

Nota di CMDR Wolf974: Oggi accogliamo un vecchio amico nel gruppo degli SpaceJokers: per l’occasione ci è stata inviata una recensione di un film e vi riporto quanto scritto dal nostro nuovo Autore. Presto speriamo di averlo costantemente su questi schermi in modo che possa autonomamente inserire le sue “perle” di critica cinematografica. Ecco a voi la sua prima recensione.


Sono un rookie appena arruolato in questo blog e per tale ragione ho deciso di iniziare utilizzando nel mio nick il grado più basso: mi presento quindi a voi come Lt Dino. (n.d.r.: “Lt” sta per Tenente, visto che i padroni di casa qui sono Commander…)

Jupiter-Ascending-poster

Questo mio primo articolo sarà la recensione del film Jupiter Ascending, noto in Italia come Jupiter, Il Destino dell’Universo. Sono venuto a conoscenza di questo film grazie al seguente articolo: http://io9.com/upcoming-genre-movies-that-arent-sequels-remakes-or-r-1550568313 Per i non anglofoni o per coloro che non volessero leggerselo tutto, l’articolo è un elenco di film di fantascienza di prossima uscita che vengono dichiarati come originali, cioè che non siano reboot di vecchi film o serie televisive o film tratti o ispirati da romanzi o racconti: inutile dire che la cosa mi ha immediatamente intrigato e, poco dopo la sua uscita, sono andato a gustarmelo. I registi del film sono i fratelli Wachowski, gli stessi che hanno diretto uno dei miei film di fantascienza (cyberpunk per essere più precisi) preferiti: The Matrix (il primo, gli altri non li prendo nemmeno in considerazione). Nel film “The Matrix” i fratelli Wachowski hanno fatto un cocktail di vari racconti e romanzi di fantascienza, pertanto non potrei definirlo originale considerando che sono cresciuto a pane e fantascienza, tuttavia anche grazie ad innovative tecniche di ripresa, ne è uscito un film avvincente e molto gradevole. Fatte queste due premesse, potete immaginarvi che le mie aspettative fossero piuttosto alte per Jupiter Ascending, ma torneremo a parlare del film dopo qualche minuto di pubblicità, giusto per creare un po’ di suspence nella recensione.

E rieccoci dopo una sana dose di Terry Crews (che non c’entra nulla con il film in questione) per caricarci e fiondarci direttamente nel riassunto della trama di Jupiter Ascending: Gli Elfi di Granburrone si alleano con dei Draconiani di Dragonlance (ambientazione di D&D) e dei Grigi (i classici alieni grigi col testone sproporzionato rispetto al resto del corpo) per distruggere la Terra e trasformare gli umani che la abitano in un elisir di lunga vita; Jupiter (interpretata da Mila Kunis) cerca di attaccarsi all’asta pelosa di un licantropo che la friendzona senza motivo, nel mentre che costui si prodiga a salvare lei ed il pianeta. Tutto questo avviene in scenari e scene ampiamente rubati a Il Signore degli Anelli (la citazione di Granburrone non è stata fatta a caso), Il Quinto Elemento e Brazil, con molte scene d’azione che hanno la sola funzione di annoiare lo spettatore; riassumendo, il film è un cocktail di scene rubate a film di fantascienza, fantasy e teorie complottiste sugli alieni (che nel film Men in Black erano trattate quantomeno con ironia, suscitando quindi ilarità e divertimento nello spettatore). Il film manca conseguentemente di originalità (l’unica cosa non presente sono gli jaeger di Pacific Rim e le armature potenziate del romanzo Fanteria dello Spazio) e di qualunque consistenza di trama; le sole sorprese che ci riserva Jupiter Ascending sono: – come sia stato possibile concepire un film così brutto; – la mancanza di robottoni che menano cazzotti; [ATTENZIONE SPOILER!] – Sean Bean che non muore. [FINE SPOILER]

Mi appresto quindi a concludere questa recensione con lo schemino di pregi e difetti del film.

Pregi:

  • Mila Kunis;
  • [ATTENZIONE SPOILER!] Saun Bean non muore; [FINE SPOILER]
  • Mila Kunis;
  • le chiappe nude di Tuppence Middleton;
  • l’ho già scritto tra i pregi che c’è Mila Kunis?

Difetti:

  • Mila Kunis non si vede nuda;
  • le chiappe di Tuppence Middleton si vedono per troppo poco tempo;
  • l’assenza di scazzottate tra robot giganti.

Il film non vale nemmeno un byte della vostra connessione a internet per scaricarlo di Frodo (HA HA, ho fatto la battuta ricollegandomi alla citazione de Il Signore degli Anelli: l’avete capita, vero? Ridete, su ridete.. tanto è una battuta migliore di quelle che potreste trovare nel film recensito), suggerisco quindi di lasciarlo perdere e gustarvi le pubblicità di Terry Crews, che trasudano azione già grazie alla mera presenza dell’attore ed hanno una trama più elaborata e dialoghi più avvincenti.

– Lt Dino –

(nota di CMDR Nijal) P.S. anche il poster mi sembra di averlo già visto :
barbarella