H. R. Giger – 1940 – 2014

12 Maggio 2014, si spegne 5 anni fa, a Zurigo, Hans Ruedi Giger.

Già, 5 anni senza il maestro illusionista di ombre ed incubi, manipolatore del tetro e del bizzarro.

Nato a Chur in Svizzera (la prova che gli Elvetici non sanno fare solo cioccolato ed orologi a cucù), trova nella farmacia del padre i primi spunti per la sua arte, fra boccette, teschi e sanguisughe. Inizia ad ammirare le opere di Salvador Dalí e di Jean Cocteau. Incoraggiato dalla madre, Giger si iscrive alla scuola di design industriale e di arti applicate di Zurigo, dove si appassiona alla precisione nella definizione dei dettagli meccanici e migliora le sue abilità tecniche. Negli anni successivi, espone in diverse mostre, anche a Zurigo. Dopo essersi impadronito delle tecniche a china ed inchiostri, passa alla pittura ad olio, ma sarà però con l’utilizzo dell’acrilico, con tecnica ad aerografo, che firmerà la maggior parte dei suoi lavori.

Inventa i “biomeccanoidi”, delle macchine “organiche”, in cui metallo e carne, organico ed inorganico si fondono; è proprio l’utilizzo dell’aerografo che gi permette di dare un realismo ultraterreno a queste sue invenzioni, che disegna con un bicromismo inquitante.

Un’altro aspetto del suo lavoro è legato ai “paesaggi”.. alienanti (scusate, mi è scappata) nella loro ripetizione di elementi.


 
In campo cinematografico lavora alla creazione ed al design dello xenomorfo (diretto da Ridley Scott) ed anche ad alcune bozze per il film “Dune”.



 
In campo musicale disegna alcune copertine di dischi (fra cui Brain Salad Surgery di Emerson, Lake e Palmer):

lo stand microfonico per i Korn:

e firma il design di una chitarra elettrica Ibanez:

La mia opera preferita è Shaft n°7 (pozzo numero 7).. un abisso di acciaio dove si muove silenziosa una creatura, adattatasi al suo ambiente.

Goodbye maestro..
 

Alien

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Volevo parlarvi di Alien, il mio incubo. Non del film (l’unico incubo di film è “Prometheus”, leggi la nostra recensione) ma della creatura.. e del perchè mi spaventa. Ho incontrato Alien la prima volta nell’Ottobre del 1979, al cinema. Mi portò mio padre (non ricordo se glielo chiesi io o se lo propose lui), ed invitai Roberto, un mio coraggioso amico d’infanzia che si presento con un rotolo di carta igenica (lo avevo avvisato che era un film che faceva paura.. non avevo ancora una idea chiara di quanta me ne fece e me ne fa tuttora). Grazie H.R.Giger (R.I.P.)
Buona lettura, ci rivediamo in fondo alla pagina.
“Un organismo perfetto, la sua perfezione strutturale è pari solo alla sua ostilità” (Ash)
Alien è silenzioso, quasi invisible ed ucciderlo è estremamente pericoloso per via del suo sangue acido.
E’ così intelligente da riuscire a dare la caccia agli umani, senza alcuna preparazione e riesce ad crearsi un suo spazio in qualsiasi ambiente, per ostile che possa essere. Nella maggior parte dei casi, studia la vittima alcuni secondi prima di ucciderla. Cosa pensa di noi? Ci giudica? Ci valuta? Ci sceglie? Gode a prolungare sadisticamente il terrore che ci attanaglia?
E’ cieco ma si comporta come se potesse vedere. Per noi umani gli occhi sono lo specchio dell’anima, ci permettono di entrare in empatia con gli altri.. Lo Xenomorfo non ha anima, agisce solo in base alla sua programmazione istintiva, come una vespa.. ma molto più forte.. e letale. Non solo: è privo di occhi, per cui il nostro sguardo viene immediatamente attratto dalla sua bocca terrificante; una delle caratteristiche che incute spavento agli uomini è il morso degli animali. Gli umani hanno sempre temuto denti digrignanti, zanne scintillanti e becchi a punta. Una creatura che ha due bocche con le quali mordere e strappare la carne è ancora più anormale e doppiamente spaventosa.
E’ costantemente ricoperto di una sostanza trasparente e viscida.. a volte più o meno densa. Il che lo rende oltrepiù disgustoso alla vista.

Alla base della paura, dell’orrore, vi sono alcune componenti fondamentali : la paura di essere contaminati, di perdere la propria identità e non saper riconoscere e determinare cosa ci spaventa, di non poter comunicare.
Uno dei concetti più orribili è il “primo contatto” che abbiamo con lo xenomorfo, la sua nascità: i nostri corpi ci appartengono, sono il nostro tempio sacro, il luogo in cui possiamo rinchiuderci al sicuro e sappiamo che il dolore fisico è la sensazione peggiore che possiamo provare. Eppure, nell’universo di Alien, c’è una creatura che invade il nostro corpo (e non certo con un atto di amore) e ci infila dentro il suo uovo. Già questo atto è disturbante da immaginare, ma le cose peggiorano: sei a conoscenza che c’è qualcosa che cresce dentro di te.. una gravidanza che porterà alla tua morte, nel modo più doloroso possibile.
Inizierà a martellarvi dall’interno del torace, una delle parti più vitali del corpo. Se poi riuscite ad immedesimarvi nel personaggio (che sia dei film o dei libri), potrete assaporare appieno le sensazioni ed il terrore psicologico che una morte del genere può portare.
Alcuni associano allo Xenomorfo uno stupro da incubo.. dove il mostro ci penetra sia per entrare che per uscire dal nostro corpo.
Questo può bastare per quanto riguarda “essere contaminati” ?
Lo Xenomorfo ci trasforma; non siamo più esseri pensanti ma semplici veicoli per le sue uova. Delle incubatrici viventi (per poco). Esso sfugge ad una classificazione, dato che eredita parte del DNA dell’ospite e pertanto è in continuo mutamento. E’ un ibrido inquietante, il cui corpo incoerente e sempre parzialmente nascosto, rifugge qualsiasi struttura sistematica di identificazione. Il suo corpo scuro sembra uno scheletro fallico, le sue costole, spina dorsale e bacino, tutte accentuate e spigolose, danno un aria di morte. Anche il suo colore monocromatico e la sua texture, lo fanno sembrare fatto di metallo organico. Lo Xenomorfo è una fusione di vita e morte, organico ed inorganico, grottesco e sensuale.
Inoltre è sempre in cambiamento durante l’arco della sua vita, a partire da un uovo dalla consistenza ruvida come il cuoio, alto circa 1 metro, dal quale fuoriesce una creatura che assomiglia ad un incrocio fra un ragno ed una mano, di colore pallido e bianchiccio che fa a depositare il suo uovo in un ospite, dal quale torace esce una creatura simile ad un serpente, a volte priva di arti. Da quì il mostro matura in una grande ed oscura creatura, con un cranio allungato, priva di occhi e naso, con una lunga coda e la forza per strappare il metallo.
Lo Xenomorfo si trasforma in continuazione.

Rieccoci, avete letto tutto?
Nel film, Ash pronuncia la famosa frase “Ammiro la sua purezza.. non è offuscato da coscienza, rimorsi, o illusioni di moralità”. Questa mancanza di coscienza rende la creatura ancora più perfetta, imprevedibile e terrificante. Contiene in se una purezza etica che trascende la moralità. Non ha alcun legame con l’umanità, il che lo rende “innocente” e terribilmente distaccato da termini come “giusto o sbagliato”. Lo Xenomorfo non è buono nè cattivo; è semplicemente mostruoso. E’ l’avatar dell’incubo. E’ un mostro del caos, che come il Leviatano, combatte per rendere il nostro mondo al nulla.
Per quello che mi riguarda, ad oggi, dopo ben 36 anni, se ho un incubo, sicuramente in esso c’è Alien.

“This is Ripley, last survivor of the Nostromo, signing off.”.