Tempo.
Noi umani ci prestiamo a questa convenzione di misurare il tempo, indispensabile, per regolare e sicronizzare le nostre attività con gli altri, ci abituiamo fin dalla nascita a seguire il ritmo del giorno e della notte, del pasto e del riposo. Cresciamo ed iniziamo a meglio valutare e stimare il tempo; una settimana è il tempo che separa i giorni di riposo, il mese e le stagioni fino alle vacanze, l’anno fino al Natale o al compleanno. Impariamo ad apprezzare il tempo “libero”, gli attimi di felicità, a ricordare date e scadenze. Separiamo i bei ricordi da quelli negativi, spesso cercando di cancellare quest’ultimi. Iniziamo a temere il tempo.. la vecchiaia.. la morte.
Spezzettiamo il tempo in frammenti sempre più minuscoli ed esatti, per darci l’illusione di poterlo controllare, di possederlo. Orologi atomici, orologi sincronizzati via radio in tutto il mondo, il tempo lo teniamo in pugno!!.. ma vi siete mai fermati a guardare il vostro orologio al polso? È lì, allacciato, vi stringe come le manette, come una fune alla gola. È il tempo che vince sempre, il solo ed unico biglietto di sola andata, la sabbia nella clessidra e la ruota che gira.
Il mio tempo, che sto trascorrendo bevendo caffè su questo aereo, mentre scrivo queste righe, ascoltando musica, è uguale al tuo che passi chiuso in casa a guardare la pioggia? È uguale a quello che si muove dentro gli occhi di un prigioniero? È paragonabile a quello di un bambino che gioca?
Da ragazzo mi ero fatto una raffigurazione grafica del tempo: esistevano infiniti possibili futuri nei quali avrei vissuto ed interagito con altre persone. Ad esempio a 3 anni da oggi potrei trovarmi sulla luna, o a Salsomaggiore, o in qualsiasi altro posto dell’universo conosciuto che io sarei stato in grado di raggiungere nei prossimi 3 anni; e cosa facevo ? Qualsiasi cosa sia umanamente possibile, da solo od in compagnia di altre persone. Man mano che il futuro diventava sempre più prossimo, questi possibili futuri diminuivano le loro combinazioni e diversità (dato che diventava impossibile che a pochi secondi dal presente, mi sarei trovato a Roma, quando ero in realtà a Milano o che io potessi essere in compagnia del Dalai Lama se ero a scuola), fino al momento in cui passavano all’interno “dell’anello del Presente”. Appena varcata questa soglia, il passato diventava unico ed immodificabile.
Una visione semplicistica. Ma il passato è veramente fisso e non modificabile?
Il motivo scatenante di questa nostra digressione sul tempo è questo articolo:
E’ un viaggiatore nel tempo quello alle spalle di Tyson?
Lo spettatore alle spalle di Tyson (siamo nel 1995) sembra avere in mano un moderno cellulare con la lente della fotocamera in alto. All’epoca la maggior parte delle macchine fotografiche avevano la lente al centro. Non si tratta quindi di una macchina “convenzionale” e gli smartphone non esistevano. Esistevano modelli di fotocamere, come riportato nell’articolo, con forme meno convenzionali e probabilmente lo spettatore aveva in mano una di queste. O forse no ?
La fantascienza ha fatto dei viaggi nel tempo uno dei sui cavalli di battaglia. Il fatto che però non vediamo fra di noi visitatori provenienti dal futuro potrebbe significare che di fatto non sia possibile tornare indietro nel tempo. Oppure sono molto bravi a nascondersi fra noi, per evitare di influenzare il nostro presente.
Nel prossimo articolo parleremo di come l’idea dei viaggi nel tempo ha influenzato il cinema di fantascienza.
Stay tuned.