Eccoci di nuovo a recensire un filmetto appena uscito nelle sale: The Martian, da noi in Italia con il secondo titolo: “Il Soppravvissuto”. Non capirò mai questa mania italiana di rinominare i film: ok che questa volta il termine è abbastanza azzeccato… ma perchè?!?! è così difficile capire un titolo come “The Martian”? disquisizione a parte, torniamo in tema… sono reduce dalla visione al cinema del film ed ecco a voi le mie impressioni. Scusate se troverete qualche Spoiler quà e là…
Si inizia subito con l’equipaggio della missione Ares 3 sul suolo di Marte, che ci si trova già nel mezzo di una tempesta che non lascia scampo. Qui, Il botanico Watney viene colpito da un detrito e, credendolo morto, il comandante Lewis ordina alla squadra di abortire la missione e tornare sulla Terra. Ma Watney in realtà è vivo! beh, da qui in poi se non volete Spoiler allora saltate al paragrafo successivo…
[Da qui in poi il film è una continua successione di problemi da risolvere: come sopravvivere su Marte? Come comunicare con la Terra? Come recuperare l’astronauta smarrito (importante soprattutto per la figuraccia agli occhi dell’opinione pubblica)? e io mi chiedevo anche, come fa un essere umano su un pianeta alieno a non impazzire? (forse sì è salvato proprio grazie ai diari personali che teneva?!) (Commento di CMDR Nijal: se non è impazzito il co-pilota della nave di Interstellar, lasciato da solo per 27 anni…) Comunque, ognuno di questi macroproblemi porta con sé altri piccoli problemi (se, per esempio, Watney vuole coltivare delle patate su Marte, dove può trovare l’acqua necessaria?) e ulteriori problemi ancora, dovuti agli imprevisti (a un certo punto salta tutto in aria e le patate muoiono). Qui mi chiedevo come è possibile che possa coltivare solo patate e riesca a razionare tutto il resto? e soprattuto, possibile che il nostro Eroe non si scomponga mai? ma sorvoliamo per un attimo su questo… Questa intricata matassa di rompicapi viene sbrogliata sistematicamente dal genio (fanta)scientifico del protagonista, in collaborazione “con le migliori menti del pianeta”, che fanno capo alla Nasa e, a un certo punto, anche all’agenzia spaziale Cinese, che decide di collaborare con gli americani. Tutto il mondo segue in diretta televisiva le fasi del salvataggio di Watney: tutti i cuori del pianeta Terra pulsano all’unisono assistendo alle vicende dell’astronauta e alla fine tutti vissero felici e contenti! :-D]
E’ stato detto che in Sopravvissuto – The Martian si rimette la Scienza in primo piano nella fantascienza, ovvero si pone particolare attenzione al realismo della ricostruzione romanzata. E, inizialmente non sono andati lontani dal “plausibile”, infatti il film sembra quasi un documentario molto realistico e la cosa non può che rendermi felice! Ho sempre adorato ritrovare una spiegazione scientifica nelle fantasia fantascientifica. Tuttavia il finale da questo punto di vista mi lascia perplesso: il prtagonista si inventa per un attimo Iron-man (per sue stesse parole!) e riesce a volare tra le braccia del suo salvatore in mezzo allo spazio… (spostarsi con un pod sarebbe stato troppo semplice e il film non avrebbe avuto lo stesso epico finale..vabbeh..)
Tornando al mitico Ridley Scott (chi non lo ricorda per Alien e Blade Runner?), questa volta è alle prese con una sceneggiatura non sua poichè il film è tratto dal meticoloso romanzo di Andy Weir (intitolato “L’uomo di Marte”) un ingegnere informatico reinventatosi scrittore. Scott qui si limita a fare quel che gli riesce meglio, ossia rendere cinematografica una storia che tale non è. Io non ho volutamente visto la versione 3D (non ne sono un gran estimatore) ma pare che abbia concesso solo poca cosa agli effetti 3D e il minimo indispensabile alla computer graphics, Scott da il meglio nelle riprese in esterni della desolazione marziana. (in realtà è il deserto della Giordania opportunamente modificato)
La visione di Scott e il suo racconto di un’odissea in cui Ulisse e Robinson Crusoe trovano un ideale punto d’incontro procede in parallelo con i teoremi infallibili di Weir, che vede nel suo protagonista l’ingegnere perfetto, praticamente un MacGyver Marziano! (ma non solo lui, tutti i colleghi della missione sembrano essere dei potenziali MacGyver pronti ad adattarsi a qualunque inconveniente). Il protagonista Watney si fa trovare pronto a elaborare modalità di sopravvivenza sempre nuove in un pianeta ostile. Rosso, brullo e indomabile, il quarto pianeta viene privato della fantastica visione che lo ha sempre accompagnato nel passato cinematografico, attraverso l’espediente di ipotetiche civiltà pre-terrestri (Mission to Mars) o alieni belligeranti (La guerra dei mondi). Viene quindi presentato per ciò che è, un gigantesco e suggestivo pianeta desolato completamente inospitale alla vita. Solo con la forza dello humour tipicamente americano (anche un po troppo scanzonato considerando il contesto) di Damon-Watney e con il pragmatismo della Nasa (collaboratrice e sponsor del film) il racconto regge per la sua lunga durata, avvince e infine porta all’immedesimazione con il protagonista… così almeno fino al finale dove avrei preferito fosse meno scontato, buonista e così smaccatamente da sogno americano…
Tuttavia, pur trattandosi, ancora una volta, di un Matt Damon da salvare (Salvate il soldato Ryan) per il bene dell’America e del mondo, la trama spinge meno del previsto sul pedale del un patriottismo americano; scegliendo anzi, con un’inattesa ma geniale svolta narrativa, di ridimensionare il ruolo statunitense di superpotenza infallibile (come dicevamo prima l’aiuto dall’agenzia spaziale cinese). Il futuro non è mai parso più verosimile di così, divaricando ulteriormente le due storiche branche della fantascienza: da un lato una space opera popolare sempre più assetata di effetti speciali e meraviglie (temo molto che il nuovo Star Wars ricada ancora in questo filone), dall’altro la controparte pseudo-scientifica, con i piedi ben piantati per terra, nonostante gli occhi osservino il cielo. Una terza via forse rimane aperta, quella che io personalmente appoggio, come il Nolan di Interstellar ci ha mostrato (si veda anche la nostra recensione in merito). (Commento di CMRD Nijal: ma quanti soldi e vite umane sono state spese per salvare Matt Damon ? Salvate il soldato Ryan, Interstellar, The Martian. Perchè non resta a casa sua a guardare il rugby in TV?)
Resta da far notare, l’evidente intento di promozione a un rilancio dei viaggi aerospaziali della Nasa: se si tratti di uno spot centrato o controproducente. Infatti, proprio in virtù della stretta aderenza ai fatti di The Martian, Marte come meta non è mai parsa meno allettante di così… ma forse solo per noi oggi.. la futura generazione di esploratori avrà sicuramente un ruolo fondamentale in questo e una prospettiva diversa. (così come si evince dalle scene finali del film.) Di certo si stanno gettando le basi affinchè sempre più lo sguardo sia rivolto verso lo spazio; la stessa Nasa infatti ha dichiarato che da qui a una quindicina di anni si potrebbe avere una spedizione umana per Marte.
Forse il messaggio che salva il film, è questa introspezione nell’indole di noi, essere umani, capaci di adattarci e lottare contro ogni cosa, quando tutto sembra essere perduto… il famoso istinto di sopravvivenza è forte in noi!
A presto SpaceJokers! Vi lascio con il trailer ufficiale tanto per darvi un po di appetito..: